alla scoperta
di arte e artigianato
a Venezia
Nella zona vennero eretti verso la fine del 1400 una chiesa ed un convento di monache agostiniane da parte di Maria Caroldo, monaca di Santa Caterina a Venezia, dedicate appunto allo Spirito Santo. La monaca fu protagonista alcuni anni dopo di un episodio di malcostume, quando venne accusata da un'altra monaca di intrattenere rapporti amorosi sia con un sacerdote sia con altri uomini, nonché di utilizzare per propri scopi i cospicui beni della comunità. Inizialmente condannata, si appellò a tale sentenza e non ci sono notizie certe sul fatto che abbia realmente scontato la propria pena. Molti altri scandali analoghi sono comunque documentati sia in tale periodo che in epoche successive con sempre tale convento come protagonista, situazione ben diffusa anche in vari conventi della città durante i secoli tra il XIV e i XVI.
Il campiello, posto dietro al campo e fondamenta allo spirito santo alle zattere, presenta come peculiarità due antiche targhe recanti editti e condanne contro le bestemmie, nonché i nomi di chi era incaricato di formulare ed eseguire tali condanne.
La Repubblica fu sempre molto sensibile al condannare e punire i bestemmiatori. Già a metà del 1200 venne promulgata una legge che prevedeva una pena pecuniaria per chi si macchiava del reato di bestemmia. Poiché l'abitudine era di quelle dure a morire, le pene nel corso dei secoli si inasprirono sempre più arrivando nel 1500 a prevedere pene corporali, quali il taglio della lingua, per chi si macchiava di tale reato, e ad istituire un organo specifico, Esecutori contro la Bestemmia, competente per tale reato.
Particolare pena era prevista per i preti che fossero stati scoperti a bestemmiare: venivano rinchiusi in cheba (da cui, nei tempi odierni, la parola in modo gergale sta ad indicare la cella del carcere), cioè in una piccola gabbia che veniva fatta penzolare dal campanile di San Marco, all'interno della quale erano costretti a rimanere anche per tutta la vita, esposti giorno e notte con il cibo che veniva recuperato tramite un paniere calato con una corda verso il basso (la stessa modalità era in uso in città da parte delle vecchie signore fino ai giorni nostri per recuperare, rimanendo in casa, la spesa che garzoni e/o nipoti provvedevano a portare sotto la finestra).
Se si capita nel campiello quando è aperto il portone della sede staccata dell'Accademia alle Belle Arti si può ammirare il giardino interno, e relativa vera da pozzo
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